Voto: 7,5
mercoledì 15 dicembre 2010
L'esplosivo piano di Bazil di Jean-Pierre Jeunet
Proprio in queste settimane si sta discutendo - in scrupoloso silenzio - una norma che consentirà al Governo italiano di modificare la legge 195/90 sul commercio di armamenti con la finalità di rilanciare l'esportazione nel mondo, calpestando ovviamente restrizioni, controlli e confini di carattere morale. Con tempismo perfetto arriva nei cinema più fortunati il sesto lungometraggio del pirotecnico Jean-Pierre Jeunet, autore reso celebre da "Il favoloso mondo di Amélie" che nel 2001 spiazzò pubblico e critica con la sua storia eccentrica e incantata. Scritto con il fedelissimo Guillaume Laurant, "L'esplosivo piano di Bazil" nasce da un soggetto altrettanto bizzarro, dalla genesi destrutturata: lo spunto è una storia di Tom Thumb (un orfano che lotta contro un mostro) fusa con il concetto di vendetta e sviluppata appunto nel tema etico riguardante il traffico d'armi. Bazil (Dany Boon, che ha raccolto il testimone dopo un rifiuto last minute di Jamel Debbouze) ha perso il padre in Marocco per colpa di una mina anti-uomo e anni dopo viene colpito a sua volta da una pallottola vagante durante il turno di notte in un videonoleggio. Si salva ma finisce per strada senza lavoro né una famiglia; un giorno incontra Slummer (Jean-Pierre Marielle), un vagabondo uscito da poco di galera che lo invita nella casa-caverna con i muri di metallo (eccellente lavoro della scenografa Aline Bonetto) condivisa con altri sei balzani rigattieri dai nomi evocativi: Mama Chow (Yolande Moreau), Elastic Girl (Julie Ferrier), Remington (Omar SY), Buster (Dominique Pinon), Tiny Pete (Michel Cremades) e Calculator (Marie-Julie Baup). Con il loro aiuto, Bazil cercherà rivalsa mirando i rispettivi amministratori delegati (interpretati da André Dussollier e Nicolas Marie) delle due diverse aziende produttrici di armi che hanno costruito la mina e il proiettile cause di sofferenza. Si può girare una commedia spensierata muovendo al contempo una feroce critica alla società industriale e alla classe politica? È possibile giocando con i soldatini riuscire a smuovere le coscienze degli uomini? A guardare Jeunet, non sembra impossibile: il francese rovescia la scatola dei giochi sul pavimento delle periferie parigine e combina i pezzi uscendo dalla realtà per raggiungere una dimensione cartoonesca, caratterizzata da personaggi che sembrano usciti da un libro per ragazzi e da una serie di invenzioni fantastiche (come le sculture automatizzate prese in prestito dall'artista Gilbert Peyre). Uno spettacolo scatenato, durante il quale si viene travolti dall'energia e dall'entusiasmo del regista che mostra tutta la sua abilità con le tecniche di ripresa, dispensa incursioni animate visionarie, farcisce il racconto con gustose reminiscenze fanciullesche (il modo di mangiare il "formaggino" del protagonista), lo adorna con stratagemmi figli dei nostri tempi (l'auto-product placement o l'utilizzo come espediente narrativo di YouTube), omaggia Carné, Leone, Chaplin, Bogart, Mission Impossible. Praticamente, un film nel film. Uno sguardo ironico e caustico, irriverente e provocatorio, ma anche disordinato e chiassoso, attento al focus della vicenda e a descrivere gli intrecci tra manager, trafficanti d'armi e politica (di Sarkozy...) dietro un velo fatto di gag a mascherare con sarcasmo (la sequenza dei gamberoni è da infiocchettare) le responsabilità, l'ipocrisia e i vezzi del potere. I meriti dell'efficacia di un lavoro che si muove stando in bilico sul filo dell'eccesso vanno anche ricercati in una sceneggiatura per lunghi tratti sbalorditiva e nel cast perfettamente amalgamato ed armonioso laddove, forse, è proprio Boon a mostrare qualche crepa; non perché non sia brillante o adatto al ruolo, ma perché sembra dedicarsi più all'imitazione di "Charlot" e Tati piuttosto che inventarsi il suo Bazil. Qualche vizio naturalmente c'è, come un calo di creatività nella parte centrale o quella scena – stridente - pregnante di retorica che mostra le foto dei bambini mutiliati dalle bombe; ma sono delle minuzie perché "L'esplosivo piano di Bazil " è una dichiarazione d'amore al cinema e ai cinefili, un irresistibile godimento per occhi e orecchie, una delle più deliziose buffonate mai concepite e, visto il periodo natalizio, un piccolo regalo da scartare nelle sale sotto il grande schermo.