Come ogni anno che si rispetti arriva nelle sale un nuovo, coloratissimo film della Pixar Animation Studios. Anche questa volta, dopo “Toy Story 3”, si tratta di un ritorno: “Cars 2” (in 3D, purtroppo), sequel di “Cars – Motori ruggenti” del 2006 diretto da John Lasseter, cui si aggiunge come co-regista Brad Lewis (produttore di “Ratatouille”). Partiamo col dire che i due episodi sono molto diversi; non solo perché sono trascorsi cinque anni (un periodo notevole per il mondo dell’animazione) dall’esordio al cinema delle funamboliche auto magiche. Innanzitutto le location: dalla tranquilla, bambinesca e desertica Radiator Springs si è passati a un tour de force internazionale che abbraccia Tokio, Parigi, Londra e Italia (in un’immaginaria località marittima di nome Porto Corsa, ispirata per il look da Portofino). Al soggetto – classico Pixar – dell’amicizia e a quello tematico delle corse d’auto, si aggiunge un nuovo argomento: lo spionaggio internazionale; “non una parodia, ma vero spionaggio” ci tiene a precisare Lasseter. In effetti, l’incipit della pellicola lascia un po’ spiazzati perché nella sequenza vediamo una specie di James Bond gommato di nome Finn McMissile, un nuovo personaggio che affronta una delicata missione in mare aperto sfoderando lanciamissili e gadget prodigiosi. Quando Saetta McQueen – reduce dalla quarta vittoria in Piston Cup – è invitato dall’ex-magnate del petrolio (ora convertito in veicolo elettrico) Miles Axlerod al Gran Premio Mondiale, decide di arruolare in squadra il fidato Carl “Cricchetto” Attrezzi, che alla presentazione in Giappone viene scambiato per un’abilissima spia, vicenda che dà il là a un bizzarro intrigo internazionale. Ed è proprio Cricchetto con la sua simpatia il mattatore di “Cars 2”: si innamora della new entry Holley Shiftwell e rafforza il rapporto d’affetto con Saetta, che a sua volta dovrà vedersela con l’antipatico napoletano Francesco Bernulli, un campione di Formula Racers rappresentato in maniera poco politically correct come “il tipico smargiasso italiano”. Troppo caotico e cosmopolita, l’ultimo Pixar non riesce a graffiare come nelle ultime uscite (WALL-E, Up, Toy Story 3), in altre parole non si dimostra altrettanto abile nel toccare le corde emotive dello spettatore; latita quel puro sapore di commozione cui ci siamo abituati gustando multiformi scene d’amore e d’amicizia, di altruismo e lealtà, scarseggiano quei valori sui quali storicamente poggia l’impianto filmico della casa cinematografica californiana. Certo, dal punto di vista tecnico non si discute: un’innovazione continua dove luoghi, ambienti e oggetti sono ricostruiti meticolosamente con un gusto vivace, le riprese di corse e inseguimenti diventano più spettacolari, l’atmosfera generale è oltremodo dinamica. Però, manca appunto un vero baricentro, non c’è un focus partecipativo, e questo toglie semplicità dunque efficacia alla narrazione. Nella storia trova posto (anzi, è il fulcro del complotto) l’attualità con una riflessione “Green” circa le energie rinnovabili e l’utilizzo di uno speciale carburante “pulito” di nome Allinol, la cui parabola sembra esprimere un parere piuttosto critico e pessimista riguardo all’argomento. Detto questo, non fatevi intimorire dalle critiche: sono anche frutto delle grandi attese maturate sulla base dell’eccellenza artistica dei ragazzi terribili di Emeryville; il film è godibile e contiene diversi momenti divertenti, quindi consigliato per consumare in leggerezza una delle prossime serate estive lontano dall’afa. Questa volta, però, potete lasciare a casa i Kleenex.
Voto: 6