Frutto di una prima impressione, di seguito un sintetico giudizio sui principali film visionati.
Potiche di Francois Ozon – voto: 7,5
Commedia spassosa e intelligente. Scrittura sopraffina e cast che gira splendidamente. Chi se la perde è un potiche.
Post Mortem di Pablo Larraìn – voto: 7,5
Larraìn non scherza e realizza un film per cinefili con il pelo sullo stomaco. Sequenze potentissime da gustarsi turbati in poltrona.
Cold Fish di Sion Sono – voto: 7,5
Ispirato a una storia vera, un thriller allucinogeno, grottesco e terrificante che ci consegna uno dei più grandi psicopatici della storia del cinema. Musiche che contribuiscono a tenere viva l’atmosfera d’angoscia e sesso a scandire la follia umana. Qualche lungaggine e alcune forzature sono i difetti di un film comunque da non lasciarsi sfuggire.
Road to Nowhere di Monte Hellman – voto: 7
Il ritorno di Hellman è un inno al cinema. Giudizio positivo…in attesa di comprendere alcuni passaggi assai criptici (finale compreso).
Somewhere di Sofia Coppola – voto: 7
La raccomandata (?) Sofia racconta splendidamente una storia moderna con qualche decina di sequenze di rare efficacia e originalità. Peccato per la seconda parte un po’ sottotono, compreso un finale davvero troppo ordinario.
Balada triste de trompeta di Alex de la Iglesia – voto: 7
Un vortice di pagliacci(ate) dove i generi vengono mischiati e rivisitati, con spietatezza. Da vedere, lasciando le velleità intelletuali a casa.
Meek’s Cutoff di Kelly Reichardt – voto: 6,5
Lavoro affascinante quello della Reichardt. Campi lughissimi desertici e prolungati silenzi introspettivi per un viaggio difficoltoso, scegliendo una guida. Ma la sensazione che manchi qualcosa è forte.
Zebraman di Takashi Miike – voto: 6
Miike si diverte con i supereroi per una pellicola leggera tra comicità, azione e trovate digitali. Il regista giapponese ha fatto di meglio (e molto di peggio), ma merita una visione.
Essential Killing di Jerzy Skolimowski – voto: 6
Concept brillante (l’istinto omicida è nella natura dell’uomo) quello che instrada il film e che segna il ritorno dell’esperto Skolimowski. Tuttavia lo sviluppo non convince appieno e la sceneggiatura contiene parecchie incongruenze narrative. P.S. Folgorante la sequenza iniziale e affascinante l’ambientazione.
The Town di Ben Affleck – voto: 5,5
Dopo l’ottimo “Gone Baby Gone”, Ben Affleck diventa protagonista (quasi testimonial…) del suo secondo film e confeziona un crime-movie ambientato a Boston tra redenzione e amore con un retrogusto di già visto. Per chi si accontenta.
Beyond di Pernilla August – voto: 5
La regista (scoperta come attrice da Bergman che la scritturò per “Fanny e Alexander”) propone un film complesso sulla rimozione e sulle relazioni famigliari. Accolto positivamente dalla critica, è a mio parere un’opera non riuscita. I difetti principali sono: uno sviluppo narrativo didascalico , l’intenzione marcata di “costringere” lo spettatore a commuoversi e un uso del flashback poco felice.
Vallanzasca – Gli angeli del male di Michele Placido – voto: 4,5
La storia di un criminale efferato raccontata con tanta simpatia e disarmante superficialità. Un collage di scene di azione e gag dove “Renatino” (Kim Rossi Stuart) si esibisce in un milanese caricaturale. Si salvano: la stessa storia, comunque interessante, e – paradossalmente – l’aria di commedia che si respira. Marco Muller lo avrebbe voluto in Concorso: questo sì che sarebbe stato un reato.
Promises Written In Water di Vincent Gallo – voto: 4
L’anti-cinema (o semplicemente un bruttissimo film?) di un megalomane, a cui però va riconosciuta una qualità: il coraggio; oltre a quella di essere diventato un’icona artistica per aver semplicemente sdoganato la (sua) fellatio al grande pub(bl)ico. Mica scemo.