Voto: 6
mercoledì 15 settembre 2010
Zebraman di Takashi Miike
Alla già nutrita famiglia di supereroi che affollano il circuito televisivo e cinematografico, va ad aggiungersi un nuovo, stravagante paladino: “Zebraman”. Batman e Spider-Man possono però stare tranquilli perché l’uomo zebrato è appunto buffo, maldestro e meno attraente dei colleghi per subentrare ai favori del grande pubblico. La mente che poteva partorire (di pancia, “senza tenere conto dei gusti delle persone”) una tale stramberia è quella del prolifico regista giapponese Takashi Miike. Shin'ichi Ichikawa (Shô Aikawa) è uno sventurato maestro di scuola elementare, deriso dai suoi alunni e disprezzato dalla sua famiglia, con una grande passione segreta per il personaggio di Zebraman, coltivata sin da ragazzino quando ammirava in tv le gesta dell’eroe mascherato. Sembra solo un hobby per adulti psicopatici annoiati, ma quando un giorno a scuola arriva un nuovo ragazzino con lo stesso interesse bianconero striato, l’insegnante prende coraggio e decide di rispolverare il costume da combattimento impolverato. Grazie a uno spassosissimo “sensore” crestato sarà in grado di rilevare i pericoli in città e intervenire prontamente per sventare le malefatte di misteriosi criminali contraddistinti da occhi verdi fluorescenti. Sembra un’operazione di routine per il nostro supereroe, ma sullo sfondo c’è una trama ben più complessa e intricata, orchestrata niente meno che da alieni che intendono impadronirsi della città e della Terra. “Zebraman” – presentata alla 67esima Mostra del Cinema di Venezia ma realizzato sei anni prima nel 2004 – è una pellicola dall’involucro indubbiamente demenziale, ma che contiene sotto pelle un esempio di cinema moderno e positivamente informale, laddove l’elementare e ingenuo appiglio narrativo risulta solo un espediente per dare sfogo alla zampillante e farsesca invetiva miikiana. Non che il film sia tutto rose e fiori e indenne da passaggi a vuoto, ma possiede certamente un’innocente attrattiva bambinesca, un effetto simile a quello che si prova da giovanissimi nella stanza dei giochi o davanti al proprio cartone animato preferito. Uno stralunato salto indietro nel tempo tra sequenze ad alto tasso comico, scene d’azione “zebra kung-fu”e spiazzanti trovate digitali; puro intrattenimento per divertirsi e meravigliarsi con leggerezza. Tutto questo è “Zebraman”, questo e molto altro è Takashi Miike.